martedì 24 dicembre 2013

Una birra a St. Pauli. Pirati e cattivi odori come genesi di un quartiere unico

"Sull'orlo di una strada una gara di follia contro il sipario amaro della xenofobia canti d'agonismo e di emozioni da spartir, di cori lastricati di coscienza e d'avvenir." 
Così recitano i Talco, gruppo ska italiano, in onore di St. Pauli. 

Il quartiere di St. Pauli si sviluppa con la denominazione di “Hamburger Berg”, ossia monte di Amburgo, intorno al XVII secolo. “Hamburger Berg” si trova al di fuori delle mura della città di Amburgo, ad ovest del centro cittadino affacciato sul fiume Elba. Il monte attiguo al suddetto distretto fu usato per motivi militari grazie alla sua posizione strategica. Superati i conflitti, la pre-industrializzazione si diffuse nella Germania settentrionale e anche il fiorente porto di Amburgo venne coinvolto in questo processo di crescita economica ed industriale. Ben presto ogni tipo di attività pre-industriale e commerciale venne bandita dal porto di Amburgo e venne relegata nel quartiere di “Hamburger Berg” a causa dell’inquinamento acustico e i cattivi odori che queste attività portavano. Curiosamente la via più famosa del quartiere e tuttora esistente si chiama “Reeperbahn” ossia “via dei cordai”, questo perché “Hamburger Berg” pullulava di fabbricanti di corde, questo genere di produzione, soprattutto destinata ad un ambito navale, era largamente diffusa nella Germania settentrionale. Alla fine del XVII secolo, una volta spostate il lazzaretto e le industrie più pestilenti e maleodoranti, il distretto viene denominato St.Pauli in onore della chiesa edificata nel quartiere. Il risvolto più importante però risiede nel fatto che il distretto protoindustriale di St. Pauli divenne abitabile, con risvolti sociologici interessanti che andremo ad affrontare.

La celebre "Via dei Cordai"
St. Pauli si evolse nel tipico quartiere dove pirati e banditi si accasavano momentaneamente prima di riprendere la navigazione, essendo Amburgo uno dei più grandi porti europei di quel tempo. Inquinamento, cattivi odori, rumori alienanti divennero solo il principio dei problemi per gli abitanti di St. Pauli; la prostituzione si diffuse come una delle maggiori attrattive per i pirati e marinai. Il quartiere divenne così invivibile e di difficile gestione. Sino a qui la faccenda non ha nulla di esaltante, ma la nostra storia comincia ad essere accattivante nel ‘900. In seguito al doppio conflitto mondiale che ha prostrato l’intera Europa, nella Germania sconfitta nel animo, sul campo ed a livello ideologico la ripresa fu lenta e travagliata. Nella fattispecie nel settentrione ove depressione economica e di valori si fece sentire più che in altre zone. Inutile dire che un quartiere come quello di St. Pauli ne fece le spese sin dal primo dopo guerra. A metà degli anni 60’ straordinariamente “Hamburger Berg” si affermò come centro di crescita e diffusione musicale, i Beatles vi suonarono prima di divenire famosi ed altri artisti fecero le prime apparizioni. Negli anni 80’, nel bel mezzo della guerra fredda, St. Pauli si trasformò uno degli epicentri del comunismo tedesco, aldilà della scelta politica, mutò in un quartiere avverso a qualsiasi tipo di sistema, dove l’anarchia paradossalmente regnava. Questa scelta ideologica e l’essere lo snodo principale della diffusione della cultura punk nella Germania Ovest divennero un vero e proprio fenomeno sociologico con risvolti davvero interessanti, quasi dal far trasformare St. Pauli in un isola di anarchia e dissoluzione.
Stemma della polisportiva St. Pauli
Nella follia più generale nacque il Fußball-Club St. Pauli von 1910, polisportiva in cui figurava una squadra di calcio. Gli inizi del club non furono decisamente esaltanti una spola fra massima divisione e la serie cadetta marcò le prime esperienze della compagine dei pirati. Una sola emozione nel primo dopo guerra: nel 1931 la squadra arrivò agli ottavi del campionato tedesco, ma la sua corsa verso il titolo si fermò tragicamente lì. La storia calcistica del St. Pauli rispecchia quella del suo quartiere, nacquero le prime rivalità con l’Amburgo e la permanenza nella Bundesliga, istituita negli anni 60’, non fu mai duratura e ricca di soddisfazioni. Il St. Pauli navigava nelle morenti acque della Regionaliga. I soldi scarseggiano e nel 1983 il St.Pauli fu retrocesso nella Oberliga Nord, serie inferiore alla Regionaliga, per mancanza di fondi.  La società seguendo di pari passo la storia del proprio quartiere, si trasferì nella "via dei cordai" nel Millerntor-Stadion. Il club da tradizionale divenne anticonformista, divenne proprio un simbolo di ciò che rappresentava, ossia le prostitute di Reeperbahn, dell’anarchia e la connotazione "anti-sistema" dei propri cittadini. Questa peculiarità rese la compagine davvero celebre in tutta Europa. L’adozione della Jolly Roger dai tifosi del St. Pauli divenne un cult, tifoserie organizzate come quella della “18auf12” si diffusero in tutta la Germania per supportare il piccolo club di “Hamburger Berg”. Il momento di celebrità il St.Pauli lo vive nei primi anni 2000 culminato con la promozione in Bundesliga nel 2010. La stagione successiva capitolata in una scontata retrocessione in Zweite Liga regala ai “Kiezkicker” uno delle più grandi soddisfazioni possibili: battere i rivali dell’Amburgo per la seconda volta nella loro storia. Attualmente il St. Pauli ristagna nella Zweite Liga. Diverse sono le affiliazioni con altri club, come il Celtic Glasgow. Le rivalità più sentite sono quella con l'Amburgo e l'Hansa Rostock, focolare fra i suoi supporters del neo-nazismo. 

La tifoseria del St. Pauli

La storia del club è avara di successi, ma ciò che contraddistingue questo club è l’avversione al sistema. La classifica è relativa e i punti accumulati sono secondari, chi milita nel St. Pauli deve accettare le ideologie del St. Pauli. In primo piano vi è l’affezione al club, il cuore con cui ogni uomo, prima che giocatore, è disposto a mettere in gioco sul campo da calcio. Questo gli fa sicuramente onore, ma come riescono questi scalmanati ragazzi a finanziarsi, quale società sponsorizzerebbe un club del genere? La risposta: non molte. Il club si autofinanzia con una sapiente gestione del marketing. Il merchandising, supportato dalla storia del quartiere, riesce a sostenere le gravose spese nel gestire ed organizzare un club di questa importanza. In ogni angolo del mondo si trova una persona con una maglia dei “marronibianchi” o con una maglia della Jolly Roger acquistata in quel di St. Pauli. Merchandising è questa la fonte di sostentamento, oltre alla nascita di diverse associazioni e branch che aiutano il club con donazioni e raccolte fondi. Ecco come pirati ispirati dalla musica   punk abbiano creato un club capace di autofinanziarsi e barcamenarsi in questo calcio moderno gestito da sceicchi. Questo è St. Pauli.